💬 Hai una domanda veloce?
Scrivici su WhatsApp per info immediate
Spesso si sente dire in giro che è impossibile riparare rotture su telai di bici in carbonio, tali voci si basano sull’idea, peraltro giusta, che esso sia un materiale ad alta tecnologia, talmente elevata, che è impossibile “metterci le mani” in un secondo momento ed ottenere buoni risultati.
La realtà è esattamente opposta, il carbonio è veramente un materiale composito ad alta tecnologia, ma l’alta tecnologia è indispensabile per la produzione della fibra stessa, non per la sua successiva lavorazione.
Bisogna davvero sfatare questo mito: la risposta alla domanda di cui sopra è sì, la fibra di carbonio non solo si può riparare, ma si ottengono anche ottimi risultati.
La lavorazione della fibra di carbonio è relativamente semplice, certamente è molto più facile di quanto comunemente si crede e non necessita di macchinari particolari.
“Ma non serve l’autoclave?”
Questa è l’obiezione che gli scettici muovono a questo punto.
Ebbene, no, non è indispensabile: l’autoclave si usa, certo, nella lavorazione della fibra di carbonio, serve per la compattazione della fibra stessa in fase di indurimento, però non è l’unico modo per ottenere questo risultato, ce ne sono molti altri meno costosi.
La riparazione del telaio in carbonio di una bici è possibile anche in caso di danni molto ingenti e che ad un occhio inesperto potrebbero sembrare irreparabili, il problema non è la fattibilità, quanto piuttosto la convenienza da un punto di vista economico.
Il procedimento per la lavorazione della fibra di carbonio ha dei tempi molto precisi, che non si possono abbreviare e che, giocoforza, incidono sui tempi della riparazione e sui suoi costi.
In poche parole, quanto più la bici danneggiata sarà costosa, tanto più conveniente sarà la sua riparazione.
La maggior parte delle persone che è venuta da me per la riparazione di telai o altre componenti danneggiate delle loro biciclette, lo ha fatto su passaparola, quindi già tranquilli per quanto riguardava la fattibilità della riparazione, consigliati da amici e conoscenti che erano rimasti soddisfatti in precedenza dal mio lavoro.
L’unico dubbio poteva essere sulla tenuta di una riparazione, soprattutto in casi di gravi rotture.
Da questo punto di vista posso fornire le più ampie garanzie, infatti nel corso della mia ventennale esperienza nella produzione, e ancora di più nella riparazione, di compositi, che ha spaziato dalle tavole da surf alle biciclette da strada e MTB, nessuno è mai tornato a lamentare il cedimento di una riparazione.
Certo non posso escludere che qualcuno, insoddisfatto, non sia più tornato, in ogni modo, per quanto è a mia conoscenza, sino ad ora, nessuna riparazione ha mai dato problemi in seguito.
Anche ammettendo qualche malaugurato caso di cui non sono a conoscenza, la percentuale di riparazioni perfettamente riuscite è sicuramente altissima.
Proprio questo è il motivo per cui ho deciso di garantire per 3 anni le mie riparazioni, convinto, fino a prova contraria, che non succederà di dover rimettere mano al lavoro già fatto.
Mi sento quindi di poter concludere che, se correttamente eseguita, la riparazione di un telaio in carbonio non ha limiti di tempo.
Il cerchio in carbonio di una ruota si può riparare, ma presenta più problemi rispetto al telaio.
Ciò non dipende dalla fibra di carbonio ovviamente, ma è dovuto invece al tipo di sollecitazioni che il cerchio subisce, totalmente diverse dalle torsioni a cui è sottoposto il telaio.
Entrando nel dettaglio, supponiamo il caso classico di un cerchio in carbonio che presenti una crepa, sia stata essa causata da una buca sulla strada, una caduta o qualsiasi altro evento.
Da un punto di vista tecnico la riparazione è possibile, a patto che il cerchio stesso non sia deformato.
La tensione dei raggi sottopone il cerchio a una trazione continua e, se la crepa è troppo estesa, questa trazione porta alla deformazione del cerchio.
Per poter effettuare la riparazione, a questo punto, bisognerebbe smontare il cerchio, ma probabilmente il costo della riparazione arriverebbe ad essere troppo alto rispetto al valore della ruota.
Un altro danno che i cerchi in carbonio subiscono di frequente è il consumo della pista frenante, causato da un uso prolungato dei freni in condizioni proibitive (pioggia, fango).
Anche in questo caso, purtroppo, la diagnosi è negativa, la riparazione è impossibile.
Un altro caso, interessante dato il valore della ruota in questione, è la possibilità di riparare i raggi delle ruote Lightweight, che sono in carbonio come il cerchio e incollati in modo permanente allo stesso.
Si è sempre ritenuto impossibile ripararli, quindi una volta rotti si doveva buttare nel secchio una ruota da 3000 euro. Alla base di tale convinzione c’ era l’idea che non fosse possibile ritensionare i raggi una volta che fossero riparati.
Quest’idea era sbagliata, la ritensionatura è possibile, bisognava soltanto trovare il modo di farla.
Il procedimento di tale tipo di riparazione è comunque abbastanza lungo e complesso: innanzitutto bisogna rifare i raggi danneggiati in stampo, poi incollarli sul mozzo, tensionarli e infine incollarli anche sul cerchio. Per poter eseguire la seconda parte del procedimento, cioè incollare i raggi sul mozzo, è indispensabile distruggere la borchia in carbonio che normalmente li ricopre e costruirne una nuova.
Si può concludere che la riparazione di cerchi e raggi in carbonio è possibile, ma non in tutti i casi e che bisogna valutare l’entità del danno, il valore della ruota e il costo della riparazione, se tale costo supera il 10% del prezzo della ruota, forse non ne vale la pena.
Anche in questo caso, come in quello dei telai, più la ruota è costosa, più è conveniente la riparazione.
Visto che il danno non è così evidente, probabilmente non sarà molto grave.
Anche nella peggiore delle ipotesi, cioè che non sia soltanto un danno riguardante la vernice, ma interessi anche le fibre di carbonio, è probabile che sia facilmente riparabile con una spesa modica, in rapporto al costo del telaio.
Il controllo agli ultrasuoni è fattibile, ma ha un costo abbastanza elevato (supera quello della riparazione stessa). In realtà, già con delle buone foto della parte lesionata, prese da diverse angolazioni, si può fare un'ottima diagnosi.
L'acciaio è uno dei materiali, per sua natura, più lavorabili in assoluto, si può saldare, piegare, raddrizzare, perciò tecnicamente la riparazione è possibile, salvo casi limite.
Detto questo bisogna però valutare la convenienza di una riparazione di questo tipo, tenendo presente che il valore di mercato di un telaio in acciaio non è elevato. Se il danno è di grave entità, e sembra questo il caso, visto che il telaio in questione è piegato in più punti, probabilmente la sua riparazione non sarà conveniente da un punto di vista economico.
A questo punto, però, entra in gioco la valutazione personale del proprietario, un elevato valore affettivo può giustificare anche un intervento oneroso.
A livello teorico e tecnico l'intervento è possibile.
In questo caso specifico, purtroppo, il gioco non vale proprio la candela, perché la modifica non sembra di lieve entità.
Si dovrebbe praticamente ricostruire una sella ex novo, con le stesse geometrie e, non disponendo di stampo specifico, bisognerebbe crearne uno apposito. Visto che servirebbe per una sella soltanto e non per una produzione in serie, non è economicamente conveniente.
Eseguo regolarmente allungamenti di canotti-forcella, ma non per misure superiori a 3 cm., in tal modo il collarino della pipa-manubrio, una volta montato sulla bici, si aggancia almeno in parte sul pezzo di canotto originale.
Con un allungamento di 5-6 cm., questo non avverrebbe, tutti i momenti flettenti e torcenti sarebbero scaricati, per intero, sulla parte ricostruita; ciò non è consigliabile, dato che questa è una zona fondamentale della bici, in cui non si può correre il rischio di provocare una rottura, per quanto remota possa essere l'eventualità.
La mia opinione, quindi, è di non arrivare ad un allungamento di tale entità, perché il gioco non vale la candela né in termini economici, né in termini di sicurezza.
Certo che è possibile! Anzi questo è uno dei telai più facili su cui agire, in quanto non necessita di modifiche radicali, basta intervenire sul traversino che unisce i foderi superiori o inferiori (a seconda del modello) spostandolo, così facendo si lascia sufficiente luce per il pasaggio della ruota.
Sull'ultimo modello di Scalpel 26 pollici, ad esempio, occorre spostare il traversino dei foderi superiori di circa 1 cm., al contrario sul modello precedente è necessario agire su quello inferiore.
Proprio questo mese ho eseguito 3 modifiche di questo genere intervenendo anche sulle boccole dell'ammortizzatore superiore: ne ho create di nuove con foro disassato in modo tale da recuperare, almeno in parte, l' innalzamento da terra del movimento centrale che il montaggio di ruote 650 B inevitabilmente comporta (+1,5 cm.); per quanto riguarda la forcella Lefty, non occorre nessun tipo di modifica, ma è bene eseguire un controllo preventivo sgonfiandola tutta per assicurarsi che, a fondo corsa, la ruota non tocchi la piastra inferiore della forcella.
Modificare una bici da 26 pollici in una da 27, 5 è, talvolta, una bella spesa, specialmente in un caso come questo, in cui si tratta di sostituire la vecchia forcella con una specifica nuova ed apportare modifiche strutturali di notevole entità al telaio, per ospitare le ruote del nuovo formato.
Se fosse una front sarebbe più facile modificarla, ma questa bici è una full e per il montaggio delle nuove ruote sarebbe necessario intervenire sui forcellini posteriori, rifacendoli ex novo più lunghi, va da sé che la mole di lavoro necessaria comporterebbe notevoli spese, che nel caso specifico io non affronterei.
Attualmente le bici che possono essere trasformate più agevolmente da 26 a 27, 5 sono i modelli Cannondale, sia la front Flash, che la biammortizzata Scalpel.
Il mio consiglio per questa bici Nuzzi in acciaio è di non intervenire.
Sì, è possibile, la prima cosa da fare è costruire al tornio un manicotto cilindrico di diametro lievemente inferiore all'anello esterno del cuscinetto; es.: nel caso di un cuscinetto con Ø (diametro) esterno nominale di 42 mm. il diametro del nostro manicotto dovrà essere di 41, 900 mm.
Quindi il manicotto, opportunamente trattato con agenti distaccanti (per evitare che il carbonio vi si attacchi in modo permanente), viene rivestito con fibra di carbonio; poi, dopo aver sgrassato e trattato la scatola del movimento centrale usurata in modo da favorire l'incollaggio, vi inseriamo il nostro manicotto ricoperto di fibra di carbonio.
Il tutto viene successivamente montato sulla dima, per assicurare il corretto allineamento del manicotto rispetto al telaio; fatto questo si passa alla fase di indurimento del composito, inserendo il telaio in forno all'opportuna temperatura.
Al termine della fase di cura (catalisi del composito), si estrae il manicotto, si controlla che le superfici ricostruite siano perfette e si esegue la verniciatura della parte se necessario.
Queste sono, ovviamente in forma sintetica, le fasi necessarie per ricostruire l'alloggiamento in fibra di carbonio dei cuscinetti del movimento centrale.
Nessuno dei telai che ho modificato sinora era come questo, quindi non posso dare una risposta sicura, credo però che la Fork non vada bene; la cosa migliore sarebbe provarla con una ruota da 27,5 per vedere quanto spazio resta tra la gomma e l'archetto della forcella; stessa cosa consiglio per la ruota dietro.
Se non si ha a disposizione una ruota da 27,5 per fare queste prove, c'è un metodo molto empirico che si può utilizzare: misurare lo spazio fra gli archetti e la gomma da 26, sia davanti che dietro, se lo spazio riscontrato è superiore a 2 cm. è probabile che si possano montare ruote 27,5 senza problemi, in caso contrario ovviamente no.
Questo metodo però non è sicuro al 100 %, non bisogna infatti dimenticare che molto dipende anche dal tipo di gomma che sceglieremo di montare.
Trovo che non convenga la riparazione della curva, per due motivi:
- in quel punto, zona serraggio attacco manubrio, non è possibile aggiungere ulteriori strati di carbonio per irrobustire la parte, a causa del diametro obbligato.
- il costo totale della riparazione, sommato alle spese di spedizione, sarebbe sicuramente troppo elevato rispetto al valore del componente.
Detto questo, devo anche dire, ad onor del vero, che ho eseguito diverse riparazione del genere a gente della mia zona, ma nel loro caso si trattava sempre di un danno piuttosto modesto e, non dovendo sostenere le spese di spedizione, per loro il costo della riparazione risultava conveniente rispetto all'acquisto del componente nuovo.
Per le mie bici di solito li cosrtuisco da solo, ma normalmente questi accessori vengono venduti da chi fornisce i Kit tubazioni da assemblare destinati ai telaisti, ad esempio DEDACCIAI, COLUMBUS, AMADEUS.
La riparazione è possibile, ma fare un preventivo è difficile senza foto, quindi per il proprietario di questa bici e per qualunque altro utente del sito consigliamo di non usare il form FAQ per quesiti così specifici, per avere risposte mirate e personalizzate è meglio usare i due form appositi "richiedi preventivo gratuito" oppure "info", in cui è possibile allegare foto!
Per me ovviamente il carbonio è un materiale meraviglioso, lo puoi plasmare come vuoi, l'unico limite è la fantasia, tanto è vero che ho tutte bici in carbonio fatte da me, però capisco che si possano avere dubbi.
Il carbonio è più fragile in caso di urto, come molti sapranno già, ma, fermo restando che tutto dipende dal motore (il ciclista stesso), un telaio in carbonio è più performante in generale rispetto a uno in alluminio, perché ha caratteristiche di flessibilità e rigidità che a parità di peso l'alluminio non potrà mai eguagliare.
Nel caso di un principiante non è tanto importante scegliere carbonio o alluminio, quanto, se possibile, provare le bici a cui sei interessato, ascoltare le sensazioni che queste ti trasmettono e ovviamente scegliere quella che ti da le sensazioni migliori.